Apocalisse 3:15-19
“Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca.”
Quando giunge il dolore non è mai ciò che la nostra personalità vorrebbe, ma è sempre ciò che la nostra Anima necessita.
All’anima non importa assolutamente nulla della forma che abbiamo scelto per evolvere, sia essa gioia o dolore, perché entrambe hanno lo stesso mandante celeste e sono ciò che la nutre, nutre il “ centro di gravità permanente” , un punto magnetico vibrante.
Questa non è una frase da baci perugina ma un’esperienza che è possibile fare qualora ci si prenda la briga di fare un lavoro alchemico sulle proprie emozioni.
Quello che importa ai piani superiori è che la smettiamo di essere dei tiepidi del cazzo, sempre alla ricerca di giustificazioni e che non trovano il coraggio innanzitutto di voler VEDERE la propria reale condizione, senza fronzoli o anestetici. Il lavoro su di sé è innanzitutto anelito di Verità.
Uscendo da una visione duale di bene e di male pregna di calcolo vi è Giustizia e Bellezza in ogni anfratto, anche nei più inaspettati. Da lì si può cogliere che il dolore ha occhi di tigre e cuore di stella, che gioia e dolore creano Anima in egual misura, permettono alla nostra attenzione di precipitare, coagulare presso un CENTRO. Sta a noi scegliere la forma, o lasciare che Dio, con la sua infinita misericordia, ci inondi di acqua di vita, tesa a sradicarci dall’ inerzia.
“Felici sono coloro che sono stati malmenati nel cuore . Sono loro che hanno conosciuto il Padre in Verità. Felici gli affamati perché verrà saziato il ventre di chi vuole” (vangelo di Tommaso, 70)
La gioia non è zucchero filato, non è bidimensionale, ne il dolore veleno maledetto. C’è così tanta Bellezza nella complessità di questa vita che queste parole non possono che essere un Sacro imbroglio.
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